Rosanna Vanossi

I giorni scorsi sono andata a cercare quella vecchia edizione di Pinocchio che ho letto e riletto da piccina ma non c’è più…
Chissà  a quale dei tanti bambini del parentado cresciuti dopo di me sarà  stata regalata o forse quella copertina rossa, troppo elegante per un’edizione per bambini e troppo logora per fare bella figura, ha segnato il suo destino tra la carta da macero.?
Davvero strano il criterio con il quale le persone, incuranti se appartengano loro o meno, decidano di disfarsi di questo o di quell’oggetto o al contrario di conservare proprio quest’altro.?
Una soffitta impolverata colma stracolma di oggetti, insignificanti ai miei occhi ma che qualcuno ha deciso di conservare, tra i quali ero convinta di ritrovare un caro vecchio amico tanto prezioso forse solo per me.?
Ma…?
Chissà  perché speravo di ritrovarlo proprio lì, tra le cose dimenticate.
In fondo è solo colpa mia: avrei dovuto prendermene cura!
Forse anche questa è una metafora della vita.

Pinocchio perduto

Io o tu?

Domenica pomeriggio. 
È inverno, fa freddo.
Il freddo, oltre a rallentarne i movimenti, rallenta anche i pensieri, le idee, le voglie.
Smaltita l’euforia del sabato sera, si decide di trascorrere questo tempo (che ci traghetta dall’ora del riposo all’ora degli impegni lavorativi) all’interno del guscio protettivo di casa.
Anche io ho preso questa decisione.
Annoiarsi, a volte, è l’unico modo per riposare davvero.
Il sole è quasi tramontato. 
Dalle finestre fa capolino un meraviglioso caleidoscopio di riflessi colorati.
Gli ultimi raggi della giornata, infranti sulle piccole nuvole sparse senza alcun senso nel cielo, regalano uno dei tanti dipinti offerti incondizionatamente dalla natura.
Tutto all’apparenza sembra perfetto, quando una telefonata rompe l’idillio.
“Michi, ho bisogno di parlare, vieni.”
Non una domanda, lo raggiungo.
Arrivato, lo vedo seduto nell’ultimo tavolo a sinistra di questa piccola sala circondata da grandi vetrate.
I divanetti in pelle, verde scuro, vuoti, lo isolano dai pochi avventori presenti.
Le luci calde sulle pareti, colorano l’ambiente con un insolito maquillage vintage. 
In mano un bicchiere, vino, rosso.
Il viso triste, cupo, assorto.
Gli occhi bassi, a fissare il liquido innanzi a lui, tradiscono i suoi pensieri nascosti.
Mi siedo di fronte, lo fisso.
Un fiume in piena mi travolge.
Una valanga disordinata di parole, scaccia violentemente i miei pensieri frivoli del momento.
Il racconto, procedendo a briglia sciolta, mi permette di comprendere l’accaduto, ma soprattutto mi permette di comprendere cosa lo tormenta.
Una frase su tutte lo riassume.
Per cercare di non mentire, ha deluso nuovamente una persona importante.
Ecco, tutto ruota intorno a questo.
Un duopolio in cui tutti ci siamo trovati almeno una volta.
Mentire o deludere?
Scegliere il bene interiore proprio o quello dell’altro?
Perché alla fine la scelta ricade sempre sulla stessa domanda.
Decidere chi è più importante in quel momento:
io o tu?