In braccio a mamma

E’ impossibile averlo perso.
Dove lo avrò mai lasciato?
Ho rovistato in ogni angolo di casa e non riesco a trovarlo.
Sarà  sicuramente in uno dei cassetti del piccolo mobile all’angolo.
Lì non guarda mai nessuno, anche la polvere lo ignora, ma ormai manca da perquisire solo lui.
E mentre sono alla ricerca dell’oggetto perduto salta fuori, dal nulla, una vecchia foto.
Una foto scattata con una macchina fotografica a rullino, stampata su carta e riposta in attesa di scatenare ricordi, emozioni.
E’ la fortuna di chi come me ha vissuto quegli anni ed ora può permettersi il lusso di ritrovare, per caso, pezzi di vita sparsi qua e là .
Le foto sono così, se ne stanno in agguato, quatte quatte in attesa di poterti aggredire, saltare al collo e morderti.
Un po’ di luce e sbam, ti danno un pugno nella pancia e smetti di respirare per un istante.
Le emozioni legate ad una foto sono come una valanga, puoi galleggiarci sopra, così come puoi esserne completamente sepolto.
Non è da meno questa.
Un bimbo in braccio alla sua mamma.
Una donna nel pieno della vita nei suoi anni più belli.
Una giovane donna con chissà  quali aspettative, desideri, speranze.
E’ molto strano vedere i propri genitori da giovani, sarebbe stato bello conoscerli, parlarci, uscirci insieme.
Chissà  se saremmo potuti essere amici o avremmo litigato con la stessa forza di oggi, tanto poi tutto passa, si sistema, senza rancore, volendosi più bene di prima.
Ma basta fare pensieri di questo tipo, c’è un oggetto da cercare e lui non vuole farsi trovare.

Esserci

Premessa:
questa foto è stata scatta per la mostra “Autofocus” ideata e prodotta dalla fotografa Alice Asinari ed è per questo di sua proprietà .

Foto prodotta e di propriet? di Alice Asinari per la mostra Autofocus.
Didascalia della mostra:
“… E mi troverai qui.
Per sempre.
Per te.”

Didascalia personale:
“Rispettare il proprio essere.
Non tradire le proprie idee.
Esserci sempre.”

Questo è il racconto di come mi sono trovato invischiato in questa situazione:

Amici, una tarda domenica sera, mentre sfuggono dal freddo.
Qualche seggiola, un tavolino e poggiati sopra, alcuni bicchieri gelati.
La schiuma bianca traboccante aggredisce il vicino e indifeso liquido incolore analcolico.
La debole luce riscalda l’ambiente tenuto volutamente privo di passionalità .
Immersi tra gli affluenti delle parole, le conversazioni, i racconti, i ricordi.
Dalla faretra colma di frecce, vengono prelevate e scagliate idee nel vuoto.
Tra di esse, una colpisce il centro del bersaglio.
Involontariamente, ma lo fa.
E così ti ritrovi ad essere tu, per una volta, il cerchio rosso al centro del bersaglio.
Colpito e affondato da una di quelle frecce.
Perché quando un amico, un’amica in questo caso, racconta involontariamente di non essere riuscita a risolvere un piccolo intoppo, non puoi fare a meno di offrire un appiglio a cui aggrapparsi.
E da tutto ciò ti ritrovi a far parte di un’idea prima, di un progetto dopo.
Idea voluta, curata e prodotta dalla momentanea proprietaria di uno di quei bicchieri.
Idea che mi ha permesso, insieme a tanti altri ragazzi, di essere un attore diretto dalla regista di tutto.
Idea che alla fine ha dato come risultato questa foto.
E quella che doveva essere una soluzione ad un intoppo, si è trasformata in una nuova esperienza per me.