L’avvocato del diavolo

L’avvocato del diavolo un film del 1997 diretto da Taylor Hackford e interpretato da Al Pacino nei panni di John Milton, Keanu Reeves interpreta Kevin Lomax e Charlize Theron è Mary Ann.

Milton: Avevi ragione su una cosa Kevin: io stavo osservando. Era più forte di me. Osservavo e aspettavo. Non potevo farne a meno. Ma non sono un burattinaio Kevin. Io non faccio succedere le cose. Non è così che funziona.
Kevin: Che cosa hai fatto a Mary Ann?
Milton: Libero arbitrio! È come l’ala della farfalla: una volta toccata, non si solleva più da terra. No. Io ho solo preparato la scena. I fili te li tiri da solo.
Kevin: Che cosa hai fatto a Mary Ann?
Milton: Una pistola? Qui?
Kevin: Ti ho chiesto che cosa hai fatto a mia moglie!
Milton: Beh. Su una scala da uno a dieci, nella quale dieci è l’azione più depravata del teatro sessuale conosciuta dall’uomo e uno la media normale del venerdì sera in casa Lomax io direi, senza peccare di immodestia, che Mary Ann ed io siamo arrivati più o meno a sette!

John: Io ho concluso. La vanità  è decisamente il mio peccato preferito. Kevin è elementare: la vanità  è l’oppiaceo più naturale. Non è che non ti importasse niente di Mary Ann, Kevin. E’ solo che tu eri un po’ più impegnato con un’altra persona, te stesso.

John: Voglio che tu sia te stesso. Lasciate che te lo dica figliolo: il senso di colpa è come un sacco pieno di mattoni, non devi fare altro che scaricarlo!
Christabella: Ehi lo so a cosa stai pensando, ci sono passata anche io, vieni qua, dai lasciati andare.
Kevin: No, non posso farlo.
John: Per chi è che ti incolli tutti quei mattoni, si può sapere? Dio? È così? Dio. Beh Kevin, ti voglio dare una piccola informazione confidenziale a proposito di Dio. A Dio piace guardare. È un guardone giocherellone, riflettici un po’. Lui da all’uomo gli istinti. Ti concede questo straordinario dono e poi che cosa fa? Te lo giuro che lo fa per il suo puro divertimento. Per farsi il suo bravo, cosmico spot pubblicitario del film. Fissa le regole in contraddizione, una stronzata universale. Guarda ma non toccare, tocca ma non gustare, gusta ma non inghiottire. E mentre tu saltelli da un piede all’altro lui che cosa fa? Se ne sta lì a sbellicarsi dalle matte risate! Perché? È un moralista! È un gran sadico!
È un padrone assenteista, ecco che cos’è! E uno dovrebbe adorarlo?! No, mai!
Kevin: Meglio regnare all’inferno che servire in Paradiso, non è così?
John: Perché no? Io sto qui col naso ben ficcato nella terra e ci sto fin dall’inizio dei tempi. Ho coltivato ogni sensazione che l’uomo è stato creato per provare! A me interessava quello che l’uomo desiderava e non l’ho mai giudicato! E sai perché? Perché io non l’ho mai rifiutato, nonostante la sua maledetta imperfezione. Io sono un fanatico dell’uomo! Sono un umanista.
Probabilmente l’ultimo degli umanisti. Chi sano di mente, Kevin, potrebbe mai negare che il XX° secolo è stato interamente mio? Tutto quanto Kevin! Ogni cosa! Tutto mio! Sono all’apice, Kevin. È il mio tempo questo. È il nostro tempo.

John: Un brutto vizio quello di consigliare. Ma mi permetti un suggerimento? È una cosa che riguarda la tua pettinatura, puoi anche ignorarlo.
Mary Anne: No, coraggio, che c’è non le piace?
John: No, mi piace molto, è bellissima, e che… non ti appartiene, tu sei troppo viva per la permanente, non ti dona. Tirateli un po’ su. Fallo, vediamo che succede.
Mary Anne: Adesso, qui, lei vuole che mi tiri su i capelli.
John: È così tremendo? Lo farei io, ma se lo facessi, tutti quelli che ci guardano facendo finta di niente, penserebbero che stiamo scopando o qualcosa del genere. Ti prego.
Mary Anne: Come vuole.
John: È bello aver ragione. Sei stupenda. Ti devi tagliare i capelli.
Mary Anne: Dice sul serio?
John: Le spalle di una donna sono gli avamposti della sua mistica, e il suo collo, se è viva, ha tutto il mistero di una città di confine, di una terra di nessuno, è il conflitto tra la mente e il corpo. Vedi, il tuo colore naturale darebbe risalto ai tuoi occhi.

Will Hunting – Genio ribelle

Will Hunting – Genio ribelle film diretto da Gus Van Sant interpretato da Matt Damon, Robin Williams e Ben Affleck.

Sean: Pensavo a quello che mi hai detto l’altro giorno, riguardo al mio dipinto.
Will: Ah.
Sean: Sono stato sveglio tutta la notte a pensarci. Poi ho capito una cosa, e sono caduto in un sonno profondo, tranquillo, e da allora non ho più pensato a te. Sai che cosa ho capito?
Will: No.
Sean: Sei solo un ragazzo. Tu non hai la minima idea delle cose di cui parli.
Will: Grazie tante.
Sean: Non c’è di che. Non sei mai stato fuori Boston.
Will: Nossignore.
Sean: Se ti chiedessi sull’arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti. Michelangelo. Sai tante cose su di lui: le sue opere, le aspirazioni politiche, lui e il Papa, le sue tendenze sessuali, tutto quanto vero? Ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella Cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto. Mai visto. Se ti chiedessi sulle donne, probabilmente mi faresti un compendio sulle tue preferenze, potrai perfino aver scopato qualche volta, ma non sai dirmi che cosa si prova a risvegliarsi accanto a una donna e sentirsi veramente felici. Sei uno tosto. E se ti chiedessi sulla guerra probabilmente mi getteresti Shakespeare in faccia eh? Ancora una volta sulla breccia, cari amici! Ma non ne hai mai sfiorata una. Non hai mai tenuto in grembo la testa del tuo migliore amico vedendolo esalare l’ultimo respiro mentre con lo sguardo chiede aiuto. Se ti chiedessi sull’amore probabilmente mi diresti un sonetto. Ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile, non ne conosci una che ti risollevi con gli occhi, sentendo che Dio ha mandato un angelo sulla terra solo per te, per salvarti dagli abissi dell’inferno. Non sai cosa si prova ad essere il suo angelo, avere tanto amore per lei, vicino a lei per sempre, in ogni circostanza, incluso il cancro. Non sai cosa si prova a dormire su una sedia d’ospedale per due mesi tenendole la mano, perché i dottori vedano nei tuoi occhi che il termine orario delle visite non si applica a te. Non sai cos’è la vera perdita, perché questa si verifica solo quando ami una cosa più di quanto ami te stesso: dubito che tu abbia mai osato amare qualcuno a tal punto. Io ti guardo, e non vedo un uomo intelligente, sicuro di sé, vedo un bulletto che si caga sotto dalla paura. Ma sei un genio, Will, chi lo nega questo. Nessuno può comprendere ciò che hai nel profondo. Ma tu hai la pretesa di sapere tutto di me perché hai visto un mio dipinto e hai fatto a pezzi la mia vita del cazzo. Sei orfano giusto? Credi che io riesca a inquadrare quanto sia stata difficile la tua vita, cosa provi, chi sei, perché ho letto Oliver Twist? Basta questo ad incasellarti? Personalmente, me ne strafrego di tutto questo, perché, sai una cosa, non c’è niente che possa imparare da te che non legga in qualche libro del cazzo. A meno che tu non voglia parlare di te. Di chi sei. Allora la cosa mi affascina. Ci sto. Ma tu non vuoi farlo vero, campione? Sei terrorizzato da quello che diresti. A te la mossa, capo.