Farfalla

Questa poesia ha partecipato al concorso nazionale di poesia “Dantebus.”

Battito d’ali leggero
sinuoso il tuo volo,
di mantello colorato vestita
sulla brezza ti poggi.
In vita precedente nato bruco
ora corpo mutato
di metamorfosi memoria smarrita.
In direzione dell’orizzonte vai
ignoto è il tuo percorso
luce la tua meta.
Turbamento tra simili
animo inquieto,
ali cingono il corpo
anima infonde coraggio,
splendi.

Usato

Svuotato nel corpo,
privato dell’anima
si accascia al suolo
per divenire ciò
che non potrà mai essere.

Non diverrà terra,
non rimarrà uomo.

Non viaggerà tra i ricordi,
di chi,
dimenticandolo,
ha lasciato
che rimanesse
nessuno.

Tavolo per due

Dall’interno della stanza, appena illuminata dai pochi raggi di sole rimasti, ammira, seduta sulla vecchia poltrona, le ombre dei rami spogli, riflessi sulla terra riscaldata dall’ultima giornata autunnale.
La mente, libera, danza sulle punte accompagnata dalle note librate in aria – suonate dal pianoforte dei ricordi. –
Il corpo, prigioniero di se stesso, guarda l’anima fuggita oltre il vetro.
Siede sul davanzale, con le braccia attorno alle gambe.
Attende.
Un altro giorno è passato.
Un altro tramonto sta per lasciare il posto ad una nuova oscurità .
Un altro pezzo di speranza ha abbandonato il tavolo, apparecchiato per due, rimasto anche oggi vuoto.

Questo racconto è stato analizzato dalla scrittrice Maggie van der Toorn che lo ha valutato così:

Correva

Questo racconto è stato scelto e pubblicato nell’antologia “Penne d’oro della letteratura Italiana 2021.”

L’antologia è acquistabile qui.

Correva.
Un leggero abito blu la vestiva senza stringere, ne accarezzava i confini del corpo.
Ricadendo creava morbide onde leggere.
Il blu mescolato con una manciata di toni chiari ne smorzava la rigidità , lo trasformava da notte in alba.
Una cascata di fiori bianchi l’adornavano facendone avvertire la freschezza.
Le mani tenevano alti gli orli per non intralciare i movimenti del corpo e aprendo, così, qualche spiraglio verso le gambe affusolate.
Correva su un lago bianco di polvere compatta fatto di ghiaia.
I grandi alberi, dall’alta chioma maestosa nati su uno dei lati – quello che guarda al sole la mattina – non riuscivano a gettare l’ombra tanto in là  da investirla.
Era immersa nella luce.
I lucenti capelli neri scontrandosi con i raggi del sole creavano illusioni di viola.
Le coprivano appena le spalle, mentre un piccolo fermaglio ne raccoglieva una manciata come un abbraccio, creando una piccola coda, una sorella minore, che ricadeva al centro.
Voltava il viso cercando di guardare oltre le spalle.
I grandi occhi azzurri, color del mare su una spiaggia bianca, si scontravano con la terra dei miei, mentre il viso sprigionava vita.
Le labbra porpora disegnavano il sorriso di una luna nuova, ne stagliava l’estremità  verso l’alto.
Le labbra porpora leggermente aperte lasciavano libera di muoversi la felicità  del momento.
Correva.
Correva in direzione del sole, verso l’orizzonte, libera.
Mentre si allontanava si è voltata, cercando di guardare indietro, ma voleva correre.
Ardeva dentro di lei, spinta da una forza sconosciuta, la necessità  di correre.
Correva, mentre io ero fermo, e il distacco si dilatava, e i due corpi si separavano, e lei sorrideva, ma correva.
Ho allungato il braccio, con la mano aperta cercando di stringerla, ma cingevo l’aria.
Riuscivo ad afferrare solo la figura minuta che si allontanava, ma era priva di consistenza.
L’ho vista svanire inghiottita dalla luce del sole, ha raggiunto la sua meta.
Correva.

Vuoto

Nella notte, vago senza meta incurante del nulla che circonda il corpo, con il freddo fedele compagno a indicarmi la via.
I sogni, una volta bambini felici occupati a giocare nel campo dei desideri, ora esseri assenti fuggiti in continenti di loro simili.
Il silenzio spegne i ricordi: plotone d’esecuzione delle speranze.
L’illusione di ritrovare un percorso conosciuto ha abbandonato la possibilità  di riuscirci.
Le braccia, autostrade lungo i fianchi, disegnano oscillando l’unico spazio occupato dal non essere qualcuno per nessuno.
L’assenza del mondo esterno ha riempito l’involucro lasciato vuoto da qualcosa che in passato era.
L’ombra, da sempre rappresentazione dell’essere visibile, mi ha tradito fuggendo con l’ultimo raggio di sole sbiadito fino a diventare tenebra.
Il vuoto ha preso il posto di ogni mancanza, e la mancanza è divenuta la rappresentazione dell’essere.
Il dolore – sentimento spento dalla malinconia – è incapace di ridare ossigeno a ciò che una volta era vita.
La tristezza, divenendo corpo e assumendo sembianze di uomo, ha sepolto la luce per far risplendere l’oscurità .
Quello che è stato, non è e non sarà , ma forse sarà  stato.

Il passato

Ho provato a cancellare il passato
con uno straccio vecchio,
ma non è venuto via e ha sporcato di più.
Ho provato a nasconderlo in un baule,
ma era troppo ingombrante
ed è saltato fuori,
più in forma di prima.
Ho provato a dimenticarlo,
ma si è rivoltato contro di me,
come un cane infuriato.
Ti ho abbracciato,
passato,
e mi hai sussurrato:
“sono il tuo presente, ti indico il futuro
mentre divento me stesso”

Disillusione

Disillusione.
Consapevolezza
di navigare in mari privi d’acqua.
Vele
spiegate in favore del vento dell’assenza.
Riscaldati
dalla luce delle tenebre.