Il grande Gatsby è la storia di due amori: il primo, quello di Gatsby per Daisy, il secondo, quello di Daisy per il denaro e l’agiatezza. Il romanzo, ambientato tra i lustrini degli anni del proibizionismo, viene districato con eleganza e semplicità, ed è disegnato con maestria nel susseguirsi delle vicende tra i protagonisti. Volendo fare un parallelismo ricorda vagamente, come idea e non me ne vogliate, Martin Eden scritto da Jack London, in cui l’amore del protagonista viene utilizzato come locomotiva per raggiungere gli obiettivi giusti per far breccia nel cuore della sua innamorata. Allo stesso modo, Gatsby, nonostante sia riuscito ad incarnare lo stereotipo dell’uomo di successo, invidiato e osannato, fa qualsiasi cosa per cercare di acciuffare la “luce verde in fondo alla baia” e, nel momento in cui crede di esserci riuscito, Daisy viene travolta dallo snobismo – ricercato da sempre, – mettendo da parte ciò che ha sempre saputo e per un attimo ha anche confessato, aver sempre amato Jay Gatsby. È un romanzo che parla di solitudine, di ipocrisia e dell’incapacità innata degli uomini di accorgersi di ciò che importa davvero.
Gran bel romanzo.