Arthur Golden

Al tempio c’è una poesia intitolata “la mancanza”, incisa nella pietra. Ci sono tre parole, ma il poeta le ha cancellate. Non si può leggere la mancanza: solo avvertirla.

Memorie di una geisha

La mancanza

Casa vuota.
L’orologio, alto sulla parete, controlla da bravo cane da guardia lo spazio attorno. 
Il suo ticchettio è l’unica melodia, continua e incessante, capace di tenere alta l’attenzione di chi capita sotto il suo tiro.
È un maestro nel rompere il silenzio.
Silenzio amplificato dalle lancette incapaci di fermarsi, in corsa, sempre.
Il vuoto della stanza riempie ogni centimetro, ogni molecola d’aria, poggiandosi crudelmente sulla pelle.
Si percepisce, forte come un urlo di terrore, la sensazione di assenza.
Dicono chiamarsi mancanza.
È inevitabile.
Nasciamo con l’istinto primordiale di ribellarci all’abbandono.
I piccoli piangono cercando di riconquistare il porto sicuro tra le braccia dei genitori.
Per loro la mancanza di quel calore, di quel profumo equivale a rischiare la vita.
E’ dentro di noi, possiamo far finta non esista o possiamo convincerci di poterla gestire, ma è solo un illusione.
E nonostante questo, quando si ha la fortuna di scontrarsi contro qualcosa di bello, inimmaginabile, insperato, quella illusione può solo farsi da parte.
Lasciare il posto alla consapevolezza: disarmati nei confronti della mancanza.
Mancanza amplificata dal silenzio della stanza.
Mancanza amplificata dal beffardo gioco dei ricordi con l’unico compito di far bruciare la pelle.
Ti ritrovi dritto negli occhi il suono del suo sorriso: accecante.
Ti ritrovi ad ascoltare il bagliore della sua risata: calda.
Ti ritrovi a percepire sulla pelle il profumo del suo essere: unico.
Un insieme di così tante piccole bellezze da creare una meraviglia nel corpo di una donna.
E davanti a tutto questo non si può rimanere indifferenti, non ci si può non comportare come i piccoli privati delle braccia dei genitori.
No, nel momento in cui tutta quella bellezza non è più sotto gli occhi, a portata di mano, troppo lontana da non percepirne più il profumo, non si può non sentirne la mancanza.
Non si può non sentirsi smarriti.
Non si può non voler averla ancora lì davanti per rimanerne abbagliati, sempre, ogni volta di più.
No, non si può.