Rosanna Vanossi

I giorni scorsi sono andata a cercare quella vecchia edizione di Pinocchio che ho letto e riletto da piccina ma non c’è più…
Chissà  a quale dei tanti bambini del parentado cresciuti dopo di me sarà  stata regalata o forse quella copertina rossa, troppo elegante per un’edizione per bambini e troppo logora per fare bella figura, ha segnato il suo destino tra la carta da macero.?
Davvero strano il criterio con il quale le persone, incuranti se appartengano loro o meno, decidano di disfarsi di questo o di quell’oggetto o al contrario di conservare proprio quest’altro.?
Una soffitta impolverata colma stracolma di oggetti, insignificanti ai miei occhi ma che qualcuno ha deciso di conservare, tra i quali ero convinta di ritrovare un caro vecchio amico tanto prezioso forse solo per me.?
Ma…?
Chissà  perché speravo di ritrovarlo proprio lì, tra le cose dimenticate.
In fondo è solo colpa mia: avrei dovuto prendermene cura!
Forse anche questa è una metafora della vita.

Pinocchio perduto

L’avvocato del diavolo

L’avvocato del diavolo un film del 1997 diretto da Taylor Hackford e interpretato da Al Pacino nei panni di John Milton, Keanu Reeves interpreta Kevin Lomax e Charlize Theron è Mary Ann.

Milton: Avevi ragione su una cosa Kevin: io stavo osservando. Era più forte di me. Osservavo e aspettavo. Non potevo farne a meno. Ma non sono un burattinaio Kevin. Io non faccio succedere le cose. Non è così che funziona.
Kevin: Che cosa hai fatto a Mary Ann?
Milton: Libero arbitrio! È come l’ala della farfalla: una volta toccata, non si solleva più da terra. No. Io ho solo preparato la scena. I fili te li tiri da solo.
Kevin: Che cosa hai fatto a Mary Ann?
Milton: Una pistola? Qui?
Kevin: Ti ho chiesto che cosa hai fatto a mia moglie!
Milton: Beh. Su una scala da uno a dieci, nella quale dieci è l’azione più depravata del teatro sessuale conosciuta dall’uomo e uno la media normale del venerdì sera in casa Lomax io direi, senza peccare di immodestia, che Mary Ann ed io siamo arrivati più o meno a sette!

John: Io ho concluso. La vanità  è decisamente il mio peccato preferito. Kevin è elementare: la vanità  è l’oppiaceo più naturale. Non è che non ti importasse niente di Mary Ann, Kevin. E’ solo che tu eri un po’ più impegnato con un’altra persona, te stesso.

John: Voglio che tu sia te stesso. Lasciate che te lo dica figliolo: il senso di colpa è come un sacco pieno di mattoni, non devi fare altro che scaricarlo!
Christabella: Ehi lo so a cosa stai pensando, ci sono passata anche io, vieni qua, dai lasciati andare.
Kevin: No, non posso farlo.
John: Per chi è che ti incolli tutti quei mattoni, si può sapere? Dio? È così? Dio. Beh Kevin, ti voglio dare una piccola informazione confidenziale a proposito di Dio. A Dio piace guardare. È un guardone giocherellone, riflettici un po’. Lui da all’uomo gli istinti. Ti concede questo straordinario dono e poi che cosa fa? Te lo giuro che lo fa per il suo puro divertimento. Per farsi il suo bravo, cosmico spot pubblicitario del film. Fissa le regole in contraddizione, una stronzata universale. Guarda ma non toccare, tocca ma non gustare, gusta ma non inghiottire. E mentre tu saltelli da un piede all’altro lui che cosa fa? Se ne sta lì a sbellicarsi dalle matte risate! Perché? È un moralista! È un gran sadico!
È un padrone assenteista, ecco che cos’è! E uno dovrebbe adorarlo?! No, mai!
Kevin: Meglio regnare all’inferno che servire in Paradiso, non è così?
John: Perché no? Io sto qui col naso ben ficcato nella terra e ci sto fin dall’inizio dei tempi. Ho coltivato ogni sensazione che l’uomo è stato creato per provare! A me interessava quello che l’uomo desiderava e non l’ho mai giudicato! E sai perché? Perché io non l’ho mai rifiutato, nonostante la sua maledetta imperfezione. Io sono un fanatico dell’uomo! Sono un umanista.
Probabilmente l’ultimo degli umanisti. Chi sano di mente, Kevin, potrebbe mai negare che il XX° secolo è stato interamente mio? Tutto quanto Kevin! Ogni cosa! Tutto mio! Sono all’apice, Kevin. È il mio tempo questo. È il nostro tempo.

John: Un brutto vizio quello di consigliare. Ma mi permetti un suggerimento? È una cosa che riguarda la tua pettinatura, puoi anche ignorarlo.
Mary Anne: No, coraggio, che c’è non le piace?
John: No, mi piace molto, è bellissima, e che… non ti appartiene, tu sei troppo viva per la permanente, non ti dona. Tirateli un po’ su. Fallo, vediamo che succede.
Mary Anne: Adesso, qui, lei vuole che mi tiri su i capelli.
John: È così tremendo? Lo farei io, ma se lo facessi, tutti quelli che ci guardano facendo finta di niente, penserebbero che stiamo scopando o qualcosa del genere. Ti prego.
Mary Anne: Come vuole.
John: È bello aver ragione. Sei stupenda. Ti devi tagliare i capelli.
Mary Anne: Dice sul serio?
John: Le spalle di una donna sono gli avamposti della sua mistica, e il suo collo, se è viva, ha tutto il mistero di una città di confine, di una terra di nessuno, è il conflitto tra la mente e il corpo. Vedi, il tuo colore naturale darebbe risalto ai tuoi occhi.